Cav. O.M.R.I

Era il 5 Maggio 2021, ultimi strascichi del Covid, ancora limitazioni nelle forme aggregative, mascherine, gel disinfettanti e mi ero ritirato dalla attività lavorativa da circa 2 mesi.
Esco di casa e trovo nella buchetta delle lettere una busta indirizzata a Cav. Sig. Riccardo Mattioli , la prendo e sorrido, bello scherzo dei miei ex colleghi penso.
Poi la giro, vedo che è chiusa con un timbro a secco della Repubblica Italiana e riporta la scritta “Il Prefetto di Bologna”. Ho un attimo di incertezza e mi chiedo chi potesse essere il genio del male in grado di confezionare la busta con tanta precisione. La apro, dentro c’è la lettera con la quale mi veniva comunicato che il data 27 Dicembre 2020 il Presidente della Repubblica mi aveva conferito l’onorificenza di cavaliere dell’ordine al “Merito della Repubblica Italiana”.
Chiamo Max T., massimo esperto in materia, gli spiego il tutto e mi risponde compiaciuto “complimenti Cavaliere” te lo meriti.
Con la testa piena di domande vado a fare le piccole incombenze per le quali ero uscito, torno a casa e cerco sul web “Possono essere insigniti delle onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana tutti i cittadini italiani e stranieri , che abbiano almeno 35 anni di età e che abbiano acquisito benemerenze verso la Nazione nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell’economia e del disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari.”
Considerato che non è possibile autocandidarsi mi chiedo chi può avermi segnalato quale meritevole di tale onorificenza ma, soprattutto, perché hanno ritenuto di darmela.
La risposta alla prima domanda arriva subito, grazie G., la seconda un po’ meno, forse mi sottovaluto, forse non ho mai dato peso a quello che ho fatto in questi anni in ambito sociale, alle pubbliche cariche , solo una cosa mi era chiara, non c’era nessun legame con la mia carriera lavorativa.
Appoggio la lettera sul mobile e mi dedico ad altro.
Qualche giorno dopo la telefonata, 051640…. Il centralino Questura Prefettura, lo conosco bene quel numero, rispondo. Cav. Mattioli ? (quanto mi suona strano) è l’Ufficio cerimoniale della Prefettura, la volevo avvisare che il giorno 10 Giugno 2021 si terrà la consegna ufficiale da parte del Prefetto dell’attestato di cavalierato, purtroppo causa restrizioni può venire insieme a una sola persona. Rifletto, mi prendo qualche secondo, non so se vengo rispondo, nel caso vi comunico il nome del mio accompagnatore… silenzio… (questo è matto avrà pensato) .. d’accordo come crede aspetto sue notizie.
Ci penso una settimana, va bene, vado! Chiamo mio padre, ho capito che ci tiene molto, vieni tu con me il 10 giugno o sei in giro con il camper? No, no, andiamo (questo è matto, figurati se non vado avrà pensato anche lui, che cavolo di domande sono?).
Ok è andata. Abito nuovo, sarto, scarpe, barbiere, tutto sotto controllo.
10 Giugno, taxi, Prefettura, lascio il cellulare sul sedile, richiamo con quello di mio padre la loro centrale, torna indietro e me lo restituisce. Saliamo in mezzo a un gruppetto di persone, alte uniformi, fotografi, autisti e guardie del corpo, io saluto solo il mitico fotografo Schicci del Carlino lì per lavoro. Ascoltiamo le storie di chi mi precede poi è il mio turno, consegna dell’attestato, foto di rito, aspettiamo che consegnino a chi viene dopo e via a casa con il papiro nella busta griffata.
Sono Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana penso. E adesso? Niente, solo grazie a chi mi ha pensato, grazie a chi mi ha valutato e grazie a chi ha firmato il provvedimento.
So di non averlo mai reso così pubblico, so come ci sono persone disposte a fare cose folli per averlo, spesso senza ottenere nulla, io non l’ho chiesto me l’hanno dato, forse lo merito. So di non destare simpatia per questa onorificenza (ma anche senza), ma di sicuro averla ha fatto felice le uniche persone alle quali tengo, la mia famiglia.
Piccolo aneddoto, l’attestato ufficiale l’ho fatto incorniciare e appeso a casa dei miei genitori quando loro erano in giro con il camper, sotto quello altrettanto prestigioso di pensionamento di mio nonno Tito che ha lavorato per anni in una miniera di zolfo, l’hanno visto al ritorno dalle ferie e secondo me qualcuno aveva gli occhi lucidi.
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Riccardo Mattioli