L’intelligenza artificiale (AI): “Ma che cos’è? Chissà!”

  • Pubblicato: 01/05/2025
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Sono curioso, e mi sono appassionato da anni a questo argomento, ho letto testi autorevoli, ascoltato impressioni e riflettuto sui possibili risvolti. Alla fine mi sono fatto una mia idea.

L’intelligenza artificiale nasce molto prima di quanto si pensi, non in un laboratorio futuristico pieno di fili o lucine, ma negli anni ’50. In quel periodo, enormi computer pionieristici occupavano intere stanze e riuscivano appena a svolgere semplici calcoli matematici. Allora, l’AI significava soprattutto macchine capaci di compiere compiti ripetitivi, semplici e noiosi, come fare calcoli (precursori di programmi come Excel), gestire archivi (simili ad Access), o giocare a dama e scacchi (come Chess su Windows 95), con risultati abbastanza modesti.

Con il passare degli anni, però, le cose sono cambiate. Noi cresciamo, impariamo e diventiamo più bravi, e così anche l’AI si evolve. Negli anni ’80, i computer sono diventati più piccoli e potenti, e l’intelligenza artificiale ha iniziato a trovare le sue prime applicazioni commerciali. Ad esempio, le banche hanno cominciato a usare sistemi automatici per analizzare il credito dei clienti, e gli aeroporti hanno adottato sistemi intelligenti per gestire voli e passeggeri.

La vera svolta è arrivata con internet. Da quel momento, l’AI è diventata una presenza costante nelle nostre vite. Dalle prime applicazioni rudimentali si è passati a macchine sempre più sofisticate: computer capaci di guidare automobili, riconoscere volti o diagnosticare malattie ben prima che un medico riesca a farlo. Oggi l’intelligenza artificiale è ovunque: dal mio telefono, che mi suggerisce il percorso migliore per tornare a casa, al frigorifero che mi avvisa quando sto per finire il latte, ammesso che io ne abbia uno così intelligente.

Certamente, tutto questo progresso può sembrare inquietante. I film di fantascienza sono pieni di robot che prendono il controllo del mondo o realtà parallele (Matrix, che personalmente adoro). Tuttavia, non mi preoccupo di queste cose, perché avere paura dell’AI sarebbe come temere un’automobile perché può andare veloce. Il vero punto è capire che tutto dipende dall’uso che ne facciamo, come con ogni altro strumento che abbiamo inventato.

Nel quotidiano, infatti, l’AI porta numerosi vantaggi. Ad esempio, penso a tutte quelle attività noiose e ripetitive che posso delegare a una macchina, liberando tempo ed energie per cose veramente importanti, come rilassarmi o dedicarmi ad attività più piacevoli.

Facciamo qualche esempio pratico. Quando utilizzo uno smartphone e dico “Ok Google” o “Hey Siri”, sto interagendo con l’AI. Questi assistenti digitali comprendono ciò che dico, interpretano le mie domande e mi forniscono risposte rapide, che spaziano dal meteo alla ricetta per una perfetta carbonara.

Anche quando uso un navigatore per evitare il traffico, dietro c’è un sofisticato sistema di AI che analizza migliaia di dati in tempo reale e sceglie per me il percorso più veloce. In campo medico, sistemi basati sull’AI esaminano radiografie e risonanze magnetiche con una precisione superiore all’occhio umano, identificando malattie come tumori in fasi molto precoci.

Personalmente, apprezzo molto il lato esplorativo e ludico dell’AI: utilizzo ChatGPT, conosco Mrs.G (Midjourney, Runway, Suno e Gamma), anche se preferisco Hailuo o Leonardo. Mi diverto a creare video brevi partendo da semplici immagini, condividendoli solo con chi è realmente interessato, perché non nego che l’AI possa essere anche divertente.

Mi colpisce però capisco come Netflix riesca a suggerirmi film o serie adatti ai miei gusti, grazie ad algoritmi che studiano attentamente le mie preferenze. Lo stesso avviene con Spotify o Amazon Music: l’intelligenza artificiale sa perfettamente cosa mi piace ascoltare, che si tratti di musica anni ’90, EDM, rock o progressive, a seconda del momento.

Credo fermamente che ogni tecnologia, se usata male, possa causare problemi. Ma l’AI non è una creatura indipendente che vuole dominare il mondo: è semplicemente uno strumento creato da noi esseri umani per facilitare e migliorare la nostra vita.

Proprio come ogni altro strumento, l’AI riflette le nostre intenzioni, i nostri pregi e i nostri difetti. Se a volte commette errori, è solo perché dietro c’è un essere umano che glieli ha insegnati, proprio come succede quando anch’io sbaglio al lavoro o nella vita quotidiana.

In conclusione, ritengo che il vero potere dell’intelligenza artificiale risieda proprio nel suo essere profondamente umana: non ci sostituisce, bensì amplifica le nostre capacità, ci supporta nelle sfide di ogni giorno e ci consente di vivere meglio. La chiave è usarla sempre con consapevolezza e buon senso.

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Riccardo Mattioli

www.riccardomattioli.it

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Scritto da Riccardo Mattioli

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