Orologi o segnatempo, dipende dal momento

Gli orologi e io abbiamo una storia lunga, piena di ticchettii e ricordi. Tutto è iniziato quando, da bambino, durante una partita di pallone (sì, pallone, non calcio!) nei giardini sotto casa, il richiamo di mia madre dal terrazzo mi riportò bruscamente alla realtà: era ora di pranzo, e io ero ancora lì a rincorrere un goal immaginario. “Non lo sapevo che era tardi, non ho l’orologio io!” risposi a mio padre, convinto che fosse una scusa geniale e di essere un furbo. La sua soluzione, dopo pranzo? All’apertura dei negozi, portarmi dall’orefice del quartiere a comprarmi un piccolo Casio al quarzo, con cinturino in metallo e cronometro incorporato, che indossai come un braccialetto elettronico, accompagnato dalla minaccia: “Ora non hai più scuse!”.
La magia del quadrante grande
Crescendo, il mio amore per gli orologi non è mai diminuito, ma si è evoluto. Ora ho un debole per i quadranti grandi: non solo li trovo eleganti, ma anche estremamente pratici. Sono perfetti per chi, come me, ogni tanto dimentica gli occhiali da vista e vuole comunque sapere l’ora senza dover socchiudere gli occhi come un investigatore davanti a un indizio sfocato.
Un quadrante ampio, oltre a essere funzionale, è anche una dichiarazione di stile: non passa inosservato, e ogni volta che lo guardo mi sembra di aprire una finestra sul tempo. Per me, è un modo per dire al mondo: “Sì, so che ore sono, e lo faccio con classe”.
Il fascino robusto del metallo
Se devo scegliere il materiale di un orologio, il metallo vince sempre. Non importa che sia lucido, satinato, nero opaco o dorato: il metallo ha quel qualcosa in più. È robusto, resistente e, diciamolo, ha un peso che ti fa sentire di avere qualcosa di importante al polso.
Il cinturino in metallo, poi, è la ciliegina sulla torta: elegante ma versatile, si adatta a tutto, da una giornata in ufficio a una cena elegante. E c’è qualcosa di speciale nel “clic” del bracciale che si chiude: un piccolo suono che ti dice che sei pronto ad affrontare la giornata.
Parliamoci chiaro: i marchi blasonati mi piacciono, ma non sono un “must” per me. Sì, riconosco l’artigianalità di certi brand, la loro indubbia bellezza e so bene quanto possano essere complessi i loro meccanismi, ma non è il logo a conquistarmi.
Ho modelli che ho scelto per pura estetica o per il semplice fatto che mi hanno suscitato un ricordo. Alcuni hanno anche un valore economico, ma li indosso tutti senza problemi. Non sono un collezionista o uno speculatore che investe per poi mettere in cassaforte orologi “pellicolati” o “NOS”; li uso perché mi piacciono.
Negli ultimi tempi, ho scoperto un nuovo lato della mia passione: la manutenzione degli orologi. Con un paio di amici esperti, ho imparato a fare piccole riparazioni, come cambiare una batteria o un cinturino. È un passatempo che trovo sorprendentemente rilassante e soddisfacente: vedere un orologio tornare a funzionare grazie alle mie mani è quasi terapeutico. Certo, non sono un maestro orologiaio, ma ogni piccolo successo mi fa sentire un po’ più connesso al cuore meccanico di questi oggetti meravigliosi.
Riccardo Mattioli
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